Accompagnare, senza sostituirsi

Ho fatto un’esperienza nella mia classe prima che mi ha portato a comprendere qualcosa di molto importante. 

Di solito, mi preparavo già la mia lezioncina impostata con tutto il materiale. Poi iniziavo a recitare il copione: “Scrivi qui in alto a sinistra, incolla in basso a destra…”. L’altro giorno, invece, ho stravolto tutto. Dopo aver fatto scrivere la data, ho spiegato ai bambini l’attività: “Create degli spazi sul quaderno per ogni vocale”. Ho consegnato il materiale (delle tesserine simili a flashcards; su ognuna c’era una vocale e un’immagine gancio – A ape – e poi un foglio pieno di vocali racchiuse in riquadri) e poi li ho lasciati liberi di organizzarsi da soli. 

Con questa semplicissima attività ho scoperto il modo in cui ognuno di loro  concepisce lo spazio e cosa intendono per “creare uno spazio specifico per”. C’è chi ha incollato tutte le vocali identiche in colonna, chi ha messo quelle uguali in una pagina, chi è riuscito a mettere più gruppi di vocali in una pagina sola senza mescolarle e chi, invece, le ha mescolate tutte. 

Se avessi usato il mio solito copione, non mi sarei accorta di nulla. Ecco perché ho scritto “Accompagnare, senza sostituirsi”. Se noi docenti impostiamo un lavoro in modo da addestrare i bambini, loro saranno costretti a modificare la loro indole per far posto a qualcosa che deve essere uguale per tutti. 

Siamo immersi nella diversità. Il mondo che ci circonda ci parla costantemente di diversità. Ma perché dobbiamo omologare quando davanti a noi c’è qualcosa che è eterogeneo? L’obiettivo può essere uguale per tutti, ma dobbiamo tener presente la particolarità, ovvero, ciò che rende un bambino o bambina unico o unica. In questo modo diamo occasione di interagire con il mondo esterno secondo le loro caratteristiche personali e diamo opportunità al loro pensiero di manifestarsi in modo spontaneo e trasparente. 

Osservando i bambini, durante l’attività che ho descritto poco prima, ho rivolto il mio intervento verso chi non ha raggiunto l’obiettivo. Ho fatto semplicemente notare che ciò che il bambino/a aveva fatto si era discostato dall’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio e l’ho rispiegato. Senza dare ulteriori indicazioni, è successo che il bambino/a abbia corretto insieme all’aiuto degli altri compagni.

Proviamo, dunque, ad impostare un’attività in cui abbiamo ben presente il nostro obiettivo, diamo delle indicazioni di massima e poi lasciamo che i bambini o i ragazzi, siano liberi di esternare il loro potenziale. Ci saranno sicuramente delle attività in cui abbiamo bisogno di procedere tutti insieme seguendo determinate indicazioni, ma credo sia importante anche essere flessibili e dare opportunità di libera espressione. 

Altra cosa importante, lasciamo che svolgano l’attività insieme. Non illudiamoci del fatto che un paio di banchi attaccati formino una coppia o una fila di tre costituisca un gruppo. Se l’attività viene impostata come individuale, i bambini possono anche stare  seduti ad un grande tavolo che li mette uno vicino all’altro, saranno sempre rinchiusi nel loro piccolo spazio e l’unica cosa che farà loro compagnia sarà la scheda o l’attività che sono chiamati a portare a termine.  

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